L'oratorio di San Lorenzo a San Felice Extra

 

Cenni storici sull’oratorio di San Lorenzo

a cura di Gianluca Franchi e Antonella Fiori


Introduzione

Osservandolo dall’esterno si può notare che l’accesso all’oratorio di San Lorenzo avviene attraverso un piccolo ponte. E a pochi passi di distanza se ne vedono altri due, uno a destra ed uno a sinistra. Il motivo è che proprio qui scorreva il progno della Valpantena.

Almeno dalla prima metà del Settecento, grosso modo all’altezza della chiesa della Madonna dell’Altarol, tra Poiano e Quinto di Valpantena, le acque del progno venivano artificialmente divise in due: il ramo maggiore, il progno nuovo o progno di Poiano, proseguiva lungo quella che oggi è via Valpantena, mentre il ramo minore, il progno vecchio o progno di San Felice, era quello che passava appunto da San Felice. Il piccolo torrente era ancora presente nelle mappe catastali di fine Ottocento.

Il nome di San Felice Extra comincia ad apparire nei documenti solo intorno al Settecento; prima di allora il piccolo paese si chiamava infatti San Felice in Argine o, detto alla veneziana, San Felice in Arzere, proprio per il fatto che si sviluppava lungo l’argine del torrente.

San Felice apparteneva al territorio che dipendeva dal monastero di San Nazaro e Celso e, infatti, questa zona era chiamata con il nome di San Nazaro Extra, cioè Extra moenia, in quanto fuori delle mura della città.

Quella che oggi è via Belvedere era allora l’unica strada di accesso alla Valpantena e segnava il confine tra il comune di Montorio ad est e quello di Verona ad ovest.


L’oratorio di San Lorenzo

L’oratorio di San Lorenzo fa parte del complesso della villa Corsi-Castagna e, nel 2022, compie 300 anni. Come hanno potuto dimostrare recentissime ricerche, la costruzione dell’oratorio fu voluta dal conte abate Angelo Ottolini, al tempo proprietario della villa e di tutta la corte adiacente.

Nel maggio del 1722 il conte abate, dopo aver chiesto ed ottenuto il permesso del Doge Giovanni II Corner, 111° doge di Venezia, chiese al vescovo di Verona Marco Gradenigo (in seguito divenuto patriarca di Aquileia) l’autorizzazione “a fabricare un oratorio pubblico contiguo alla mia casa sopra la pubblica stradda per l’effetto solo di celebrarvi la santa messa.

Le motivazioni principali che il conte abate portava a sostegno della sua richiesta erano la distanza del paese “dalle altre Parochiali fuori dalla Città… più di un miglio”, lungo una “stradda fangosa, e pessima ne tempi cattivi” e, infine, per “commodo degli abitanti vicini”.

Fin dalla sua origine l’oratorio fu intitolato a San Lorenzo martire, forse in memoria del padre del conte abate, il quale si chiamava appunto Lorenzo.

Nel suo testamento il conte abate Angelo Ottolini, morto nel 1783, chiese di essere sepolto proprio all’interno dell’oratorio di San Lorenzo.

Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con provvedimento del 28/08/2017, ha stabilito l’interesse culturale dell’oratorio. Allegata al provvedimento c’è una ‘Relazione storico-artistica’, redatta dalla Soprintendenza, che ne riepiloga la storia conosciuta e ne descrive gli aspetti architettonici e artistici. E’ interessante ricordare che tale ‘Relazione storico-artistica’ cita appunto la lapide sepolcrale del conte abate,  rinvenuta nella corte della villa. Ad oggi non si sa se la lapide sia ancora presente nel giardino della villa.

Il pittore veronese Giovanni Battista Lanceni (1659-1737), nella sua opera del 1733 “Continuazione e notizia delle pitture…”, così descrive i quadri contenuti nella “Chiesa de’ Conti Ottolino a S. Felice estra: UN quadro laterale con S. Lorenzo, che dispensa l’argento a Poveri. Opera di Carlo Salis. Dirimpetto il detto S. Lorenzo in atto d’illuminare un Cieco. Opere di Paolo Panelli”.

A parte la pala d’altare, che pare sia stata rubata negli anni ‘80 del Novecento, tutti i quadri che erano presenti nell’oratorio sono stati portati nel Seminario Maggiore al fine di preservarli.

L’oratorio è stato oggetto di visita da parte dell’abate di San Nazaro nel 1738 e poi del vescovo di Verona, nel 1775 (vescovo Morosini) e nel 1794 (vescovo Avogadro). Nel 1794 l’oratorio appartiene ancora alla famiglia Ottolini.

Nei primi anni dell’Ottocento la villa e la chiesetta divennero proprietà della famiglia Corsi, che ne rimase proprietaria fino circa ai primi anni ‘80 del Novecento. Poi tutto il complesso venne lasciato in eredità alla Diocesi, tranne l’oratorio, che invece fu donato alla parrocchia.

Nel 1815 il vescovo Liruti visita l’oratorio e, in questo momento, è già proprietà della famiglia Corsi.

Nel catasto napoleonico del 1815 l’oratorio, insieme a tutto il complesso della villa e della corte, risulta di proprietà di un certo don Domenico Corsi, figlio di Antonio.

La famiglia Corsi fu generosa con il paese di San Felice: agli inizi del Novecento Teresa Corsi, poco prima della sua morte, donò i soldi necessari per poter costruire una nuova chiesa, quella attuale, costruita nel 1912 e rinnovata nelle forme attuali nel 1921.

San Felice, però, divenne parrocchia autonoma solo nel 1942.

Nel 1957, in occasione della visita pastorale del vescovo Giovanni Urbani, l’oratorio di S. Lorenzo è di proprietà del rag. Giovanni Corsi.

Il “dilemma dello stemma”

Dietro all’altare è tuttora visibile il grande spazio che in passato accoglieva la pala, oggi andata perduta (sembra sia stata rubata).

Sopra alla cornice che delimita lo spazio dedicato alla pala fa bella vista uno stemma sormontato da un cappello vescovile, che potrebbe però essere anche il simbolo araldico di un abate.

Lo stemma (una barra in diagonale) ricorda molto quello della famiglia Morosini, ma ad oggi non sono state trovate prove documentali che permettano di collegare questa famiglia all’oratorio. D’altra parte si può anche ipotizzare che lo stemma originario fosse quello della famiglia Ottolini e che qualche mal riuscito intervento successivo abbia cancellato le otto stelle che si distribuiscono sopra e sotto la barra diagonale.

Nell’adiacente corte sono ancora ben visibili le decorazioni che forse facevano parte di una precedente cappella. Anche su queste è presente uno stemma, che da lontano appare uguale a quello della chiesetta (una barra diagonale), ma guardandolo da vicino si vedono ancora le tracce delle 8 stelle che confermano essere lo stemma degli Ottolini.